LECCE – Le partite iva vorrebbero chiusure “chirurgiche” e possibilità di lavorare in sicurezza, dal momento che dopo un anno di coronavirus le risorse sono agli sgoccioli, anzi – come dicono i manifestanti riuniti in piazza sant’Oronzo nel pomeriggio – qualcuno ha già difficoltà a pagare le tasse universitarie dei figli. “No alla zona rossa nel Salento”, il claim dell’evento. Anche se oggi i numeri, in base a quanto emerso nel Report Asl, sono a dir poco preoccupanti.
Ma le parole del governatore pugliese – in quella che è una settimana pesantissima sul fronte dei contagi – vanno in direzione opposta. “Stiamo ragionando sull’ipotesi di stringere ulteriormente le misure rispetto a quelle previste dal governo nella zona rossa”, ha detto Michele Emiliano in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar Puglia.
Niente chiusure chirurgiche, quindi, né zona arancione per consentire a un certo numero di attività di continuare a tenere le porte aperte a una clientela, per quanto più ristretta. Tutt’altro. L’ipotesi è quella di perorare la causa di una zona rossa rafforzata al fine di stringere ancora di più le maglie e indurre sempre più persone a rimanere a casa. Emiliano spinge per lo smartworking che, però, non è applicabile in tutti i settori. Insomma, brutte notizie. Perché a preoccupare è la pressione sugli ospedali.
Le partite iva spiegano, però, dal canto loro, disagi e difficoltà nel continuare ad andare avanti in un quadro del genere. Con i ristori che arrivano in ritardo rispetto alle chiusure. E se la situazione lo scorso anno era sostenibile, quest’anno lo è meno. La stanchezza si fa sentire tutta. La manifestazione odierna a Lecce, autorizzata e presidiata dalle forze dell’ordine, alle quali viene pure rivolto un pensiero di ringraziamento, è stata promossa dal gruppo “partite iva insieme per cambiare” che punta certamente giusti ristori per le chiusure ma, soprattutto, alla possibilità di ritornare a lavorare, in condizioni di sicurezza e senza alcuna volontà di voler negare l’esistenza del virus e la situazione da emergenza sanitaria in atto.
Come dice il coordinatore provinciale Emilio Personé, fornitore nell’indotto della ristorazione e quindi pure lui provato dalla situazione, “siamo contro le chiusure scriteriate, non conosciamo altra strada se non quella del lavoro. Non neghiamo il fatto che vi sia una situazione preoccupante, ma magari anche una zona arancione avrebbe potuto salvare l’economia della città”.
Queste le dichiarazioni del coordinatore provinciale, intervistato da salentowebnews.it:
“Ci daranno 1000 euro di ristori e ce ne chiederanno 5mila – dice uno dei rappresentanti del gruppo, Angelo Petrelli – e, quanto alla partecipazione, non vi dovete scoraggiare, non dovete demordere, noi stiamo gettando semi”. “Non è possibile essere tacciati di essere portatori di tutti i mali”, tuona poi, con riferimento alle sempre facili accuse di evasione e comportamenti poco trasparenti mosse in maniera generalizzata nei confronti delle partite iva. Altri temi sono stati toccati nei vari interventi, come l’assenza delle istituzioni, seppur invitate, e quella, avvertita come altrettanto pesante, delle associazioni di categoria.