LECCE – “Qui avevamo 44 posti letto di pneumologia e oggi attiviamo sedici posti ulteriori di terapia intensiva respiratoria immediatamente riconvertibili in rianimazione di tipo respiratorio. Quindi tutti quanti i pazienti con una sindrome clinica importante possono essere ricoverati in questi ambienti, essere monitorati attraverso moderne strumentazioni e finché non c’è la necessità di intubazione possono essere mantenuti in questi reparti”.
Il direttore generale della Asl Lecce Rodolfo Rollo spiega il funzionamento del Dea e la presa in carico “multiprofessionale” dei pazienti in cui, oltre al covid, vi siano di base patologie importanti, come scompensi, diabete, ipertensioni, neoplasie. Quindi pazienti ad “altissima fragilità”, per dirla con Rollo, su cui si è inserito il covid. Situazioni complesse, che richiedono un lavoro di squadra multidisciplinare. E, allo stesso modo, anche gli infermieri devono essere addestrati in modo da poter intervenire in situazioni così complesse.
“Nel momento in cui dovesse precipitare la situazione – prosegue Rollo – allora possono essere fatte ulteriori manovre rianimatorie e possono essere mantenuti comunque nel reparto o nelle rianimazioni del Dea. Quindi, nell’ambito di un dipartimento per intensità di cure, abbiamo le cure estensive e ad alta complessità che sono nella pneumologia, le terapie subintensive che attiviamo oggi e le terapie intensive per poter far fronte a tutti quanti i bisogni per un bacino complessivo di 120 pazienti che sono all’interno del Dea”.
Il modello perseguito dalla Asl Lecce è quello della “integrazione interprofessionale“. Da qui l’organizzazione di due équipe medico – infermieristica, una dedicata a pazienti che necessitano di alto impegno assistenziale, una seconda destinata a pazienti che necessitano di medio impegno assistenziale, con forte integrazione tra le stesse e un’unica direzione.
Per quanto attiene l’area medica, l’equipe multiprofessionale è costituita da 3 medici pneumologi, 2 anestesisti-rianimatori, un cardiologo intensivista, 6 specialisti in medicina interna, 4 specialisti geriatri e un allergologo.
“Il modello di lavoro da Dipartimento funzionale organizzato per intensità di cure ha garantito la piena operatività della struttura, l’utilizzo immediato delle tecnologie, nonché il maggior livello possibile di sicurezza clinica nella gestione dei pazienti – specificano Asl e Regione – Questo modello è in via di replicazione in altri presidi ospedalieri proprio per ottimizzare l’uso delle risorse orientandole agli obiettivi di salute e verrà riproposto nell’altro ospedale Covid di Galatina“.