[video] -La lezione di civiltà di Fiano (Pd), “ospite” della Pro loco di Cutrofiano: “No all’esercizio dell’indifferenza. Le leggi razziali non trovarono anticorpi”

[video] -La lezione di civiltà di Fiano (Pd), “ospite” della Pro loco di Cutrofiano: “No all’esercizio dell’indifferenza. Le leggi razziali non trovarono anticorpi”

CUTROFIANO (Lecce) – Occorre studiare ed essere consapevoli. Perché ciò che è accaduto potrebbe tornare a ripetersi. E bisogna reagire alla tentazione dell’indifferenza. Perché fu così che iniziò e maturò l’orrore nazista. Ed è così che si compiono molti altri orrori in tutto il mondo. Ancora oggi. La società contemporanea non è al riparo da rischi.

La libertà, la democrazia non sono un sogno che va dato per assodato, ma occorre essere consci della loro fragilità, come dimostra il folle assalto al Congresso Usa. Questa, in sintesi, la lezione di Emanuele Fiano, parlamentare del Partito democratico, invitato a un incontro – doverosamente online per via del covid – nell’ambito di un progetto della pro loco di Cutrofiano su memoria e ricordo.

“Bisogna essere in grado di trasmettere il senso di questo grande privilegio che abbiamo avuto, quello di ricevere la libertà in dono, e provare a spiegare che quando siamo di fronte a situazioni in cui la libertà è negata non dobbiamo esercitare ciò che avvenne in quegli anni, cioè l’esercizio dell’indifferenza”, racconta Fiano a proposito dello sterminio nazista.

L’evento ha offerto l’occasione per la presentazione del libro dell’on. Fiano, “Il profumo di mio padre. L’eredità di un figlio della Shoah”. Sì, perché Fiano quell’orrore l’ha vissuto da vicino, attraverso le parole e la testimonianza di suo padre Nedo, sopravvissuto ai campi di concentramento e sempre segnato da quella terribile esperienza. Come segnata ne è stata Liliana Segre, autrice della prefazione al testo.

“Bisogna conoscere bene, studiare quello che è successo nel corso del secolo scorso e dunque essere consapevoli che prima del male assoluto, lo sterminio fisico di ebrei, omosessuali, rom, oppositori, Testimoni di Geova, prima del crimine contro l’umanità vi fu un crescendo”. Come le leggi razziali, che “non trovarono degli anticorpi, quindi bisogna imparare a riconoscere discriminazione e razzismo che diventano norma, bisogna essere attenti a ogni più piccola deviazione dal solco delle regole della convivenza civile”, il monito di Fiano.

Quello che è accaduto “potrebbe risuccedere perché erano uomini in carne e ossa” e poi perché è sempre possibile che si ripeta la situazione di malessere sociale che fu terreno fertile per quegli avvenimenti: “Quando le condizioni materiali della vita diventano insopportabili, la frustrazione per il presente e la sfiducia per i futuro possono condurre le persone a inseguire sogni che oggi definiamo populisti, quindi di uscita dai sistemi democratici rappresentativi, inseguendo questo o quel leader di turno che illude circa possibili scorciatoie. Questo significa che la politica si deve occupare della condizione materiale delle persone, della felicità, come dice la costituzione americana”, l’accorata esortazione di Fiano. Che di Nedo, a poco tempo dalla morte, ricorda – come sempre avviene in questi casi – le piccole grandi cose del rapporto padre/figlio, comprese le sensazioni olfattive, “perché la memoria non può che essere poesia e il profumo è uno di quegli strumenti con cui si trasmette un’esperienza”.

Un altro ospite illustre ha partecipato all’evento, Attilio Lattes, scampato al rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. Con il ricordo, anche nelle sue parole, di quella “vita spezzata” in seguito all’introduzione delle leggi razziali in Italia, nel 1938. E di suo padre che, al ritorno dalla guerra di Spagna, venne posto “fuori dal regio esercito italiano”, nonostante le medaglie e le ferite, perché “di razza ebraica”. “Ci hanno salvato il portiere, dei condomini, tutti cattolici, siamo stati fortunati, abbiamo avuto degli amici che si sono dimostrati tali”, ha raccontato. Di quella pagina nera del 1943, il padre gli diceva “tu non puoi sapere, non puoi capire le paure che abbiamo avuto’”. Delle soffiate, ad esempio, che erano continue. E delle “ronde fasciste”.

“Ecco perché ha senso coltivare la memoria”, il commento del sindaco Luigi Melissano, che ammette di aver provato emozioni forti dal racconto dei due ospiti. “Il nemico è dietro l’angolo, determinate condizioni geopolitiche e le crisi economico-finanziarie si ripetono costantemente, oggi ci mancava il covid. Ci sono tutte le condizioni per trovare nell’altro un capro espiatorio. Cerchiamo quindi – la sua esortazione – di costruire comunità con valori saldi, contro ogni devianza e contro l’indifferenza, perché questa rischia di diventare complicità”.

“Noi oggi ci ritroviamo a poter avere una coscienza diversa e una cultura più ampia per evitare tutto questo”, la considerazione – e l’auspicio – del presidente della pro loco Marco Forte. “Ho potuto constatare che è aumentata esponenzialmente la percentuale di chi nega la Shoah, i dati sono di Eurispes”, l’allarme lanciato da Donato Maglio, che insieme a Forte ha dato vita al progetto sulla memoria. Il cui esercizio non va confinato solo al 27 gennaio. Occorre, appunto, ricordare. E farlo sempre.

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