[video] – Il monito di don Ciotti da Calimera: “Inquietante la normalizzazione delle mafie”

[video] – Il monito di don Ciotti da Calimera: “Inquietante la normalizzazione delle mafie”

CALIMERA (Lecce) – “È inquietante questa normalizzazione delle mafie, della corruzione, dei loro derivati”, riflette don Luigi Ciotti a Calimera, in occasione della commemorazione di Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Giovanni Falcone, morto insieme a lui, alla moglie del magistrato Francesca Morvillo, agli agenti Rocco Dicillo e Vito Schifani, sui 500kg di tritolo posizionati dalla mano criminale e spietata della mafia.

E ricordare, a ventinove anni dalla strage di Capaci, è sempre importante. Così, per don Ciotti, è fondamentale sottolineare la pericolosità dei “derivati” delle mafie, come il gioco d’azzardo, le ecomafie, il riciclaggio di denaro sporco. Attività collaterali. Che mietono vittime e distorcono il mercato.

E oggi, evidenzia don Ciotti, le mafie sono forti, sono globalizzate”.

Il momento di riflessione e preghiera per Antonio Montinaro, nella sua Calimera, è stato organizzato come di consueto dall’associazione Nomeni, per Antonio Montinaro, fondata dalla sorella Matilde.

Accanto a Matilde Montinaro e alla sua famiglia, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, le autorità, rappresentanti delle istituzioni e gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Calimera-Caprarica-Martignano insieme alla dirigente Piera Ligori.

“Oggi siamo partiti da Foggia, dove abbiamo firmato un importantissimo protocollo per la gestione delle foresterie in agricoltura, per dare una alternativa al caporalato. Abbiamo incoraggiato la città in un momento difficile e adesso siamo qui con don Luigi Ciotti, al tramonto, in famiglia, come ho detto, a ricordare Antonio, che è l’orgoglio di Calimera e della Puglia, insieme al suo amico Rocco Dicillo, che era di Triggiano in provincia di Bari”, ha dichiarato Emiliano.

A celebrare la Santa Messa, insieme al parroco don Luigi Toma, proprio don Ciotti, fortemente legato a Calimera e a Carmela, mamma di Antonio Montinaro. La sua domanda, i giorni successivi alla strage: “Perché il nome di mio figlio non viene mai pronunciato?”, ha evidenziato la necessità, come quella di tante mamme, padri, figli, di ricordare il nome e il cognome di tutti gli uomini e le donne vittime della mafia. Nacque così, proprio grazie alle parole di Carmela, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che l’associazione Libera celebra ogni 21 marzo, il giorno di primavera.

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