LECCE – La questione delle priorità nelle vaccinazioni è rilevante e anima il dibattito pubblico. Si tratta di offrire protezione alle categorie particolarmente a rischio, finora escluse dalle prime chiamate, in attesa di poter accedere a turni successivi. Malati oncologici, cardiopatici, dializzati, se di età inferiore agli 80 anni, sono stati esclusi dalle prime fasi. Così come gli ultrasettantenni, di fatto a rischio come gli altri anziani.
“Più attenzione alle persone a rilevante rischio sanitario” chiede, dunque, Idee e Rinnovamento. L’associazione scrive al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, all’assessore regionale alla Sanità Pierluigi Lopalco, al Direttore Generale ASL Lecce Dott. Rodolfo Rollo ed al Direttore Sanitario dell’ASL Lecce Dott. Roberto Carlà chiedendo più attenzione nei confronti delle persone vulnerabili rispetto alla priorità nella programmazione della vaccinazione anti Covid-19.
Si tratta di soggetti affetti da patologie gravi o condizioni tali da presentare gravi deficit a livello di sistema immunitario. I pazienti oncologici sono tra questi ma non sono gli unici. Ed è di ieri la preoccupante notizia, ad esempio, del diffondersi del contagio all’Oncologico. Si sospetta, data al velocità nella diffusione del contagio, che possa trattarsi di variante inglese. È la stessa azienda sanitaria a paventare tale possibilità, con nota ufficiale. Ma ci sono, in elenco, anche i cardiopatici, persone con insufficienze gravi, talvolta multiorgano.
“Ritengo di tutta evidenza – scrive Giancarlo Capoccia, fondatore di Idee e Rinnovamento – che il mancato inserimento di persone a rilevante rischio sanitario, in quanto portatrici di malattie che le pongono a gravissimo rischio di morte se colpiti dall’infezione da Covid-19 insieme agli ultraottantenni ed al personale dei Servizi Pubblici di Sicurezza (FF.OO. e VV.F.), sia stato un gravissimo errore dal quale possono discendere conseguenze tremende”.
“Pur comprendendo – aggiunge – quanto sia essenziale vaccinare alcune categorie di lavoratori, per le quali la vaccinazione è stata avviata o è in procinto di esserlo, non riesco proprio a giustificare una tale scelta di priorità. Posso solo immaginare come un paziente affetto da una delle tante malattie polmonari gravi, da tumore, da malattie del sistema immunitario, possa sentirsi in questo momento storico di fronte alla mancanza di sufficiente considerazione della sua malattia”.
“So bene – sottolinea Capoccia – che si tratta di politiche e direttive di carattere nazionale, ma so anche bene che esistono margini di azione regionali sufficienti a risolvere la problematica per cui vi scrivo, esattamente come sta accadendo in alcune ASL italiane”.
Da qui la richiesta al Presidente Emiliano “di farsi portavoce presso le autorità nazionali della necessità di accedere con priorità alla vaccinazione delle categorie in predicato, dopo essere state “dimenticate” e poste in posizione non adeguata nell’elenco delle priorità di vaccinazione. Chiedo a tutti coloro che leggono di attivarsi in ordine alla problematica segnalata, per la soluzione della quale invoco il massimo impegno da parte di chi ha potere e competenza in merito”.
Sul tema si pronuncia pure il sindaco di Lecce Carlo Salvemini: “Da cittadino prima e sindaco poi esprimo una necessità: il governo dia criteri chiari e univoci su ordine di priorità nella somministrazione dei vaccini. In una emergenza sanitaria non si può assegnare a ciascuna regione il compito di definire chi – tra cittadini over 80, lavoratori servizi essenziali, soggetti con patologie gravi – debba avere precedenza in una fase di dosi insufficienti a rifornimenti irregolari. Ne va della credibilità complessiva dell’idea che abbiamo, e dobbiamo preservare, di Stato, Servizio Sanitario Nazionale, interesse collettivo”.