LECCE – “Mater Terra”, si chiama così il “vino da messa” autorizzato per le celebrazioni eucaristiche nelle chiese dell’Arcidiocesi di Lecce. Un Negroamaro passito rosso delle Cantine Apollonio di Monteroni, prodotto su cui l’enologo non è intervenuto in nessun modo, come dichiarato nella conferenza stampa di presentazione, stamattina presso il Palazzo Arcivescovile di Lecce.
“Fanno tutto il sole, il mare e il vento del Salento, con i grappoli ad appassire direttamente sulla pianta e nessun lievito selezionato, nessuna filtrazione”, come sottolineato scherzosamente da Massimiliano Apollonio, l’enologo che con il fratello Marcello conduce la cantina dove il “Mater Terra Negroamaro passito rosso Salento IGP”, si produce.
Un prodotto, in sostanza, corrispondente ai requisiti imposti dal diritto canonico, che privilegia la scelta di un vino “naturale, del frutto della vite e non alterato”. L’ufficio liturgico diocesano si riserva di verificare periodicamente tali caratteristiche.
Esiste del resto un legame antico tra Chiesa e vino, “simbolo di amicizia e fedeltà a un segno del nostro Signore”, come commentato dal cardinale Marcello Semeraro, dal 2022 Prefetto del Dicastero per le cause dei santi e amico della famiglia Apollonio da lungo tempo.
Dal punto di vista organolettico, il “Mater terra” è un vino di colore rosso rubino, con riflessi granati e profumi intensi, corposo ma bilanciato, con un bouquet aromatico ricco e persistente. “Ringrazio i fratelli Apollonio per il grande dono che fanno alla comunità e alla celebrazione della santa liturgia dell’Eucarestia, fonte e culmine della vita della Chiesa”, le parole dell’Arcivescovo di Lecce Michele Seccia. “Soprattutto mi inorgoglisce il fatto che, da oggi in poi, anche da Lecce parta un vino elevato alla dignità di frutto della vite, vino in purezza adatto per il sacrificio eucaristico. Un dono grande per i credenti”, ha aggiunto, ricordando la sua esperienza nella Chiesa teramana.
Un vino che sa “di terra arsa e fertile scaldata dal sole”, ha aggiunto Giovanna Politi, autrice del testo che accompagna l’etichetta del “Mater Terra”; un vino che porta con sé secoli di storia, ha spiegato ancora Giuseppe Baldassarre, consigliere nazionale di AIS Puglia, ricordando le origine remote del Negroamaro e il significato identitario del vino, “veicolo di civiltà da almeno 10mila anni e simbolo cui la tradizione ebraico-cristiana è molto legata”, ma pure elemento di convivialità connesso alla storia stessa dell’umanità. E, nella fattispecie”, una “carezza vellutata, una piccola opera d’arte con cui gli Apollonio, ambasciatori del vino nel mondo, fanno un ulteriore salto di qualità”. Alla conferenza stampa hanno preso parte anche il rettore dell’Università del Salento Fabio Pollice e la sindaca di Monteroni Mariolina Pizzuto.
Il cardinale Semeraro ha concluso con cenni scherzosi frammisti a considerazioni più profonde la conferenza stampa: “Partecipo a quest’incontro con grande tranquillità, cosa che non avrei potuto fare se fossi ancora vescovo di Albano – diocesi in cui insiste Marino, “dove le fontane buttano vino” – o di Oria”, dove il vino “d’ordinanza” è il Primitivo di Manduria, ha sottolineato il cardinale ricordando come quest’ultimo sia a tutti gli effetti il vino più diffuso in Polonia, dove si è recato per alcuni riti di beatificazione. Semeraro ha inoltre ricordato le sue origini monteronesi e il paese natio, “dove nei primi giorni era tutto un ribollire di vino e dove io stesso bambino “stumpavo” l’uva”, ma pure i significati simbolici e religiosi di un nettare “che dà il senso della fedeltà alla storia e alla parola amicizia”. Come pure l’idea che Cristo, legando l’Eucarestia al pane e al vino, abbia voluto invitare i suoi fedeli alla lietezza: “Non si sopravvive senz’acqua, si può vivere senza bere vino. Ma Gesù non voleva che i suoi discepoli sopravvivessero, bensì che fossero felici e contenti. Perché, se manca il vino, manca la gioia”.