LECCE – “La rete ospedaliera che fa fronte al Covid è ormai al collasso”: lo affermano, in una nota congiunta, i segretari generali territoriali Valentina Fragassi (Cgil Lecce), Ada Chirizzi (Cisl Lecce), Salvatore Giannetto (Uil Lecce).
Il quadro rappresentato è desolante: “Restano solo i tagli alla sanità pubblica, deprivata di posti letto e risorse umane e finanziarie, ed i piani di riordino che hanno declassato ospedali perfettamente funzionanti. Al contrario non sono state mantenute le promesse di garantire una migliore assistenza territoriale, che ancora non decolla, ed i Livelli essenziali dell’assistenza (Lea)”.
Secondo quanto riscontrato dai sindacalisti, “i piani anti-Covid e l’organizzazione delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) avrebbero dovuto alleggerire il carico di lavoro che grava sugli ospedali. Un anno dopo, in assenza di decisi investimenti sulle assunzioni di personale sanitario, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Le Usca sono sovraccariche di lavoro: sono appena 8 per coprire l’intero territorio provinciale. Ogni unità è costituita da 4 infermieri e 2 medici che devono fronteggiare bacini di popolazione da 100mila abitanti ciascuno”. E la terza ondata sta travolgendo tutti, personale e cittadini.
Le Usca non sono il solo fronte aperto, affermano Fragassi, Chirizzi e Giannetto. “Al 31 marzo, i posti letto della Rianimazione Covid del Dea (27) sono saturi, come pure quelli di Pneumologia del Fazzi (60), Malattie infettive al Fazzi (35) e a Galatina (32), Medicina Generale (20). Non c’è più posto al Pronto Soccorso Dea (dove 38 pazienti in Osservazione breve intensiva sono nei corridoi in attesa di collocamento nei reparti). Proprio al Dea, il fiore all’occhiello della rete ospedaliera locale, ed a Galatina capita di avere addirittura problemi con l’erogazione dell’ossigeno, che non è sempre disponibile”, è il bilancio poco rassicurante delle organizzazioni sindacali.
C’è poi, aggiungono, “l’assurda vicenda della mancata proroga dei contratti agli Operatori socio-sanitari scaduti ieri. Circa 180 lavoratori sono stati collocati in ferie forzate negli ultimi 15 giorni dalla Asl su indicazione della Regione. Non confermare il contratto a questi lavoratori precari fino alla fine della pandemia, per poi sostituirli con altri lavoratori precari (quelli della graduatoria degli idonei del concorso di Foggia), è stato un atto politicamente irrazionale: da oggi partirà un iter che durerà almeno tre settimane tra sottoscrizione del contratto (a tempo determinato), formazione e vaccinazione (due cicli). A meno che non si voglia esporre questo nuovo personale al rischio contagio”.
Dunque, la sollecitazione dei sindacati va nel senso di “fare scelte vere. Non possiamo aspettare il Recovery Plan per incidere su un sistema sanitario regionale che è vicino al collasso, che in particolare in questa provincia concentra tutto sul Fazzi. Ora servono assunzioni vere, non sostitutive di personale precario con altro personale precario. Il presidente Emiliano e l’assessore Lopalco devono intervenire”.
In sostanza, concludono, “meno interventi spot, meno messaggi sulle chat di micro-gruppi che rappresentano loro stessi e più coinvolgimento ed ascolto delle organizzazioni che rappresentano decine di migliaia di lavoratori e pensionati sul territorio”.