NARDÒ (Lecce) – Nel dibattito politico neretino e cesarino inerente il completamento della rete fognaria e lo smaltimento dei reflui, improvvisamente ricompare la “condotta sottomarina”, il famoso “tubo”, progetto ormai messo in soffitta, archiviato.
O almeno così si credeva: a riesumarlo, nella sua interrogazione, la parlamentare del Movimento Cinque Stelle Soave Alemanno, che nelle Amministrative neretine supporta il candidato Carlo Falangone. Una presa di posizione che non ha mancato di suscitare polemiche e perplessità.
Sulla faccenda dice la sua il consigliere comunale di Andare Oltre Marcello Greco: “Nei giorni scorsi la deputata 5 Stelle ha presentato una bislacca interrogazione con la quale, in barba alle posizioni espresse per 10 anni dai Cinque Stelle e dal neretino Cristian Casilli, sollecita il governo a rilanciare l’appaltone della condotta sottomarina, ovvero il tubo che, secondo i sostenitori di questo sistema, dovrebbe infilarsi come una siringa nel mare di Portoselvaggio, per iniettare i reflui fognari. Una porcheria che per anni le associazioni ambientaliste hanno combattuto e che è stato già definitivamente cancellato dalle decisioni assunte, a ogni livello, in questi anni”.
Il sindaco di Nardò Pippi Mellone e i suoi sostenitori portano, invece, avanti il progetto dello scarico zero, che è contemplato pure nel protocollo del 2016: prevede la depurazione ai massimi livelli e il riuso in agricoltura. Un’idea rispetto alla quale l’amministrazione neretina non ha intenzione di retrocedere neppure di un solo passo e il ricorso presentato dalla Regione contro il no ministeriale – come specificano fonti di palazzo Personé – “non riguarda solo Manduria ma anche Nardò, essendo la situazione del tutto analoga”. Detto in altre parole: la deroga acquisita varrebbe per l’uno e per l’altro caso. Dunque, il progetto, come specificano i melloniani, è in auge e per nulla abbandonato.
Invece, lo scarico a mare con condotta sottomarina “allontana i reflui fognari dalla costa e li getta un po’ più in là”, scrive Greco. Ma “per questo tipo di smaltimento la legge stabilisce un grado di depurazione minima. Così, se si facesse la condotta sottomarina, nel mare di Portoselvaggio, recentemente eletto a Oasi Blu, arriverebbe acqua sporca e senza alcuna possibilità di controllo”. Lo scarico a zero, invece, “punta a purificare l’acqua al massimo grado di depurazione, riconsegnandola alla natura, all’agricoltura e alle falde acquifere”.
Una tecnologia, ricorda il consigliere di Andare Oltre, “che, è bene ricordarlo, è del tutto simile a quella in uso a Martina Franca. Non fantascienza, quindi, ma solida realtà. Invece, come un fendente alle spalle, dalla coalizione di Falangone è arrivata questa iniziativa parlamentare per sollecitare il governo circa “l’urgenza di portare a compimento la realizzazione di una condotta sottomarina, funzionale alla messa in esercizio del sistema di depurazione” per Porto Cesareo e per il “limitrofo agglomerato di Nardò””, sottolinea il consigliere.
Secondo Greco, in sostanza, “Falangone è il vecchio che si ripropone. Il progetto di collettamento dei reflui da Porto Cesareo e di scarico a mare con condotta sottomarina, nasce proprio nel grembo della vecchia politica. Solo l’attenzione delle associazioni locali e l’impegno dell’attuale sindaco ha bloccato il mega appalto della condotta sottomarina e ottenuto l’impegno per lo “scarico zero”. Nardò si conferma una città divisa tra chi, come l’opposizione, vorrebbe tornare indietro e chi, come la maggioranza di Pippi Mellone, viaggia veloce verso il futuro, nel rispetto della natura e del pianeta”, conclude Greco.
Il candidato sindaco Carlo Falangone, chiamato in causa, interviene: “La verità è che oggi i reflui non depurati vengono sversati nel nostro mare, con tanto di divieto di balneazione. C’è chi spreca energie contro fantasmi e altri nemici invisibili, sarebbe meglio usare queste energie per mettere sul tavolo soluzioni concrete. L’amministrazione che è in carica da cinque anni ha ottenuto sul tema una clamorosa bocciatura da parte del Ministero e nulla più.
I problemi non si risolvono a colpi di comunicati stampa e manifesti elettorali. I cittadini sono stanchi del perenne clima da stadio, che non porta nulla di buono alla nostra città. Dopo cinque anni di slogan serve individuare soluzioni urgenti e praticabili con gli enti interessati che portino risultati concreti e positivi per Nardò, a tutela della salute dei neretini e delle bellezze del nostro territorio”.