PORTO CESAREO (Lecce) – “Porto Cesareo vittima della cattiva politica”: ne è convinto l’assessore all’Urbanistica del comune di Porto Cesareo Eugenio Sambati a proposito della questione del depuratore e della mancata autorizzazione provvisoria da parte della Regione, che ha invece calato sul tavolo una proposta alternativa e inaspettata, quella delle trincee drenanti.
Progetto a co “il Comune di Porto Cesareo – chiarisce – è fermamente contrario”.
“Siamo giunti – lamenta – alla ben quarta ipotesi progettuale dopo un primo depuratore andato in malora. Dopo il progetto della condotta sottomarina, dopo il progetto del riuso al 100%, adesso ci viene proposto il sistema delle cosiddette barriere drenanti”.
“E’ incredibile, come la Regione Puglia, pur di non rilasciare nell’immediato l’autorizzazione provvisoria allo scarico e mettere così in sicurezza il territorio di Porto Cesareo, tenga impegnate le proprie strutture per elaborare ed inventare ad horas proposte progettuali a raffica che non stanno né in cielo né in terra, con l’unico e precipuo obiettivo di allungare i tempi di questa brutta storia. Incredibile e allo stesso tempo ridicolo. Il sistema delle barriere drenanti, peraltro, come tutti i tecnici sanno, è un sistema altamente impattante, anacronistico, obsoleto, e necessita comunque e sempre di uno scarico finale in un corpo idrico, nel caso di Porto Cesareo in mare”, osserva Sambati.
Secondo l’assessore, da anni impegnato sulla causa della rete fognante, la proposta presenta una serie di criticità: “Lì dove è stato realizzato, il sistema ha creato numerosissimi problemi, legati alla sovraproduzione di acque depurate in particolari periodi dell’anno, alla necessità di una continua e difficile manutenzione di detti impianti, alla continua ipersaturazione ed intasamento degli stessi, ai frequenti cattivi odori, soprattutto nel periodo estivo, senza contare i vincoli di emungimento creati nelle zone circostanti.
Le stesse barriere drenanti, infine, nel caso di Porto Cesareo, oltre ad essere assolutamente insufficienti rispetto alla portata complessiva del depuratore cesarino, e quindi inutili al proprio scopo, andrebbero ad incidere su una zona fortemente urbanizzata, già sottoposta ad un notevole carico urbanistico, sede di numerosissime attività turistico ricettive, che non tollererebbe la realizzazione di ulteriori vasche di raccolta e decantazione, con tutti i rischi connessi”.
“Attendevamo da mesi – tuona ora Sambati – che qualcuno buttasse giù la maschera e ciò è finalmente accaduto, a questo punto ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità per scelte politiche e tecniche miopi e di corto respiro, volte solo ad allungare i tempi e a non assumersi le proprie responsabilità”. Anche i consiglieri regionali Amati e Pagliaro, da tempo in prima linea nella vicenda, hanno apertamente polemizzato con la posizione assunta dalla Regione.
“Porto Cesareo – conclude Sambati – è evidentemente vittima della cattiva politica, ed è per questa ragione che l’intera comunità cesarina da questo momento è in mobilitazione permanente, decideremo, quindi, insieme alle categorie produttive, quali iniziative intraprendere per tutelare il nostro mare ed il nostro territorio, senza escludere quella giudiziaria e contabile per ricercare ed individuare specifiche responsabilità, lo dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto lo dobbiamo a tutti i cittadini pugliesi e salentini che amano uno dei tratti di costa più belli di Italia e che non vogliono vederlo distrutto e violentato a causa di scelte politiche e tecniche di corto, anzi cortissimo respiro, che alla prova dei fatti stanno mostrando tutta la propria insipienza ed inconcludenza”.