LECCE – Si discute molto di libertà di pensiero, confondendola spesso con libertà di proferire qualsiasi corbelleria passi per la testa, in totale disprezzo, talvolta, alle più comuni regole del buonsenso, della fisica, della chimica, della medicina, della scienza in genere.
Si ipotizza che un qualche intruglio possa curare il cancro ed ecco un post, si procede con ipotesi fantasiose su scie chimiche, origine e forma della Terra ed ecco un’immagine costruita ad arte, si disserta senza alcuna cognizione di causa su complesse questioni di politica internazionale ed ecco un articolo pescato a caso dal web e sputato in bacheca. Facile che ci abbocchi qualcuno, soprattutto se non in possesso delle categorie necessarie a decodificare una informazione fasulla.
Libertà dalle fake news
Distinguere il vero dalle sciocchezze non sempre è così semplice. Perché la vera arte consiste nel mettere un po’ di verità dentro la bugia così da far sembrare tutto almeno possibile. Il lavoro del debunker – che punta a riconoscere e disinnescare le fake news – è complesso e richiede molte energie. Il rischio del burnout è dietro l’angolo. E chi fabbrica notizie false – accoppiandosi spesso con chi denigra, insulta, minaccia da dietro uno schermo – si appella alla libertà di parola, appunto. Che però non è mai – è opportuno sottolinearlo e ripeterlo più volte – libertà di dire cosa si pensa senza filtri, senza controllo, senza pudore, senza rispetto. La libertà di pensiero è in realtà un concetto assai più profondo dal punto di vista filosofico e storico. E si rifà al diritto dell’individuo di comunicare e ricevere comunicazioni senza il filtro della censura. Ma liberare il web dalle fake news non è censura. È, semmai, esercizio democratico.
Esso consiste, più specificatamente, nel diritto/dovere di liberare l’uomo dall’ignoranza. E nel diritto speculare dell’uomo a essere liberato dall’ignoranza. Una libertà, quest’ultima, altrettanto importante. Anzi, fondamentale. E ognuno è chiamato a fare la sua parte. Il confronto tra le fonti aiuta a non cadere nel tranello della cattiva informazione. Leggere tanto, possibilmente da fonti attendibili, attingendo anche da autorevoli siti stranieri, è già un buon inizio. La narrazione fatta intorno alla guerra in Ucraina è un esempio lampante di informazione parziale e a senso unico. Martellare la pubblica opinione sul tema dell’invio delle armi – ignorando totalmente il tema, altrettanto rilevante, della necessità di disinnescare l’escalation con serie trattative di pace affidate a un arbitro esterno – è stato e continua ad essere un pessimo esercizio democratico.
Anche se provengono da un ministro
Libertà dall’ignoranza significa mantenere lo spirito critico, porsi domande, dubitare affidandosi però a dei professionisti – e non a dei ciarlatani – per cercare le proprie risposte. Se si ha un disturbo fisico non sarà il macellaio all’angolo a fornire le giuste risposte, ma solo un medico competente. Così come se si vuol preparare un ottimo pranzo non sarà certo il carpentiere a poter dare suggerimenti. E così via. A ognuno il suo mestiere. Vale anche per i ministri. Che, nel caso riscrivano la storia con interpretazioni surreali inerenti Cristoforo Colombo e Galileo Galilei, dovrebbero almeno dimettersi. Chiedendo, se possibile, scusa agli italiani.