Abbiamo chiesto al M° Alessandro Gazza* di spiegarci qualcosa sul complesso rapporto esistente tra musica e ideologia. Il “la” per questa intervista, giusto per rimanere in tema, è venuto analizzando lo spettacolo musicale che ha fatto da sfondo all’accensione della Focara di Novoli, dal coro guidato da Rachele Andrioli alle sonorità curate da Michele Marzella, Francesco Navach e Gianfranco Fuso – mix tra elettronica, tradizione e influenze orientali – fino ad arrivare alla musica eroica che ha accompagnato il momento dell’accensione.
Maestro, l’accensione della Focara di Novoli è stato un evento caratterizzato, oltre che da polemiche, da uno spettacolo emozionante. Da un punto di vista musicale, come valuta le scelte che sono state fatte?
Partiamo dal dire che dietro un evento ci sono sempre delle teste pensanti che fanno determinate scelte per determinate ragioni. Inoltre credo che la cultura, gli eventi, la vita si evolvano e, in quest’ottica, è giusto anche ipotizzare letture in chiave diversa dal consueto. Sa che, prima che il covid fermasse tutto, stavo organizzando un concerto di Natale con musiche di Strauss, Brahms e Bach? Ovvero senza “Jingle Bells” e “White Christmas”.
Cosa sta cercando di dirmi, Maestro?
Che bisogna essere culturalmente aperti. Pensi al Concertone della Notte della Taranta. Si è partiti, in tempi antichi, dalle ronde e si è arrivati ad artisti che con la Taranta non c’entrano nulla. Evoluzione e contaminazione sono le parole chiave. Posso farle qualche esempio per evidenziare come questo avvenga normalmente?
Certo.
Prendiamo la colonna sonora del film “La vita è bella”: la si ascolta perché celebra la vita, non perché la si associa al dolore della Shoah. E, ancora, la colonna sonora del film “Titanic” viene ascoltata come inno all’amore e musica romantica, non perché simboleggi la tragedia.
Insomma, Maestro, sta esortando ad andare oltre il contesto storico-culturale che sta dietro la nascita di un’opera?
Sto esortando ad avere la mente culturalmente aperta, andando oltre le polemiche.
E dunque lei ascolterebbe e suonerebbe, per dire, Wagner, nonostante a tale autore sia associato un pesante pregiudizio in chiave hitleriana e nazista?
Certamente, perché no.
Durante lo spettacolo della Focara è stata, tra l’altro, inserita la marcia di Radetzky. Che ha un significato storico e culturale particolare, ovvero la riconquista di Milano da parte degli austriaci…
Io credo che certa musica sia diventata come un inno alla gioia. Si suona la marcia di Radetzky anche ai matrimoni, ormai, così come a Capodanno. È una musica trionfale, eroica, e va ascoltata per quello che essa esprime. Anzi, condivido con lei qualche informazione in più.
Prego.
La marcia è sì un inno militare che l’autore, Strauss senior, compose nel 1848 per salutare l’ingresso a Vienna del maresciallo Radetzsky vittorioso sui piemontesi e i patrioti italiani, durante la Prima Guerra dell’Indipendenza e la repressione seguita alle Cinque Giornate di Milano, a cui fece seguito ancora il processo contro i congiurati di Belfiore. Tutto vero. Lo dice la storia. Ma, da allora, quant’acqua è passata sotto i ponti? Non possiamo più restare legati ai ceppi di un Risorgimento che si alimentava di tanto patriottismo e, durante il ventennio fascista, anche di tanto nazionalismo. Da allora, per decenni quest'”aria d’opera” è diventata il fiore all’occhiello della Wiener Philarmoniker, che per anni l’ha suonata e continua a farlo con grande successo ogni primo giorno dell’anno. Nel tempo quest'”aria” è entrata anche nel DNA culturale della musica italiana, ha subito una sorta di “italianizzazione”, venendo rappresentata in tutti i principali teatri italiani a partire dalla Fenice.
Insomma, è come se la musica fosse portatrice di ideali universali, che vanno oltre il tempo e la storia.
E la marcia di Radetzsky non è stata certo l’unico esempio di “universalizzazione” in campo musicale. Prendiamo un esempio celebre: il brano di Lili Marleen, una canzonetta melodica tedesca a ritmo di marcia che fu così coinvolgente da essere adottata e cantata da tutti i soldati degli eserciti combattenti alleati e non. Questo, meglio di qualunque altra cosa, è l’esempio pratico di come la musica vinca sull’ideologia.
*Compositore, Maestro di strumenti a tastiera, Docente presso gli Istituti comprensivi C. De Giorgi di Lizzanello e V. Bodini 2° Polo di Monteroni, pubblicista e concertista a livello internazionale