La campagna di vaccinazione prosegue e arrivano gli odontoiatri a rafforzare la squadra. Permangono le paure su Astrazeneca

La campagna di vaccinazione prosegue e arrivano gli odontoiatri a rafforzare la squadra. Permangono le paure su Astrazeneca

PUGLIA – I medici odontoiatri inizieranno a vaccinare negli hub della Puglia.
Nel caos della campagna vaccinale pugliese, è stato sottoscritto questa mattina l’atto di intesa che consente “un ulteriore rafforzamento della squadra impegnata nella vaccinazione di massa della popolazione, anche nella prospettiva di un aumento di quantità di dosi”, come si afferma in un’agenzia regionale dai toni ottimistici.

“Sulla base delle disponibilità già acquisite da parte dei singoli medici, gli stessi, dopo un breve corso di formazione, potranno essere utilizzati già dalla turnazione di questo fine settimana”, si rende noto. Un’ottima notizia, certamente, che non cancella, però, le disfunzioni, i disagi e la confusione di queste settimane (pazienti fragili e settantenni lasciati in coda, file, appuntamenti rimandati), alimentata anche da notizie sui vaccini a vettore virale Astrazeneca e J&J che suscitano molti ragionevoli dubbi in una popolazione già spaventata e provata. Molti utenti dichiarano di non voler ricevere il preparato di Oxford.

“Grazie anche all’impegno degli odontoiatri – dichiarano il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e l’assessore Pier Luigi Lopalco – avremo una marcia in più nella campagna vaccinale. Si tratta di un’intesa dall’alto valore umano oltre che professionale. Siamo una regione dove tutti quanti, nell’ambito delle loro personali esperienze lavorative, si mettono a disposizione per dare un contributo e uscire dall’incubo di questa drammatica pandemia”.

Si dichiara molto soddisfatto dell’accordo Alessandro Nisio, Presidente della Commissione Albo Odontoiatri dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Bari. “In un momento delicatissimo per il Paese in cui le Istituzioni richiedono a tutte le categorie mediche un impegno concreto nella lotta alla pandemia – ha detto Nisio – gli Odontoiatri rispondono offrendo disponibilità immediata ad aderire in prima linea alla campagna vaccinale. Gli Ordini hanno già dato disponibilità a raccogliere i nominativi dei colleghi che su base volontaria aderiranno alla campagna vaccinale. L’appello alla cittadinanza è quello di vaccinarsi al più presto, lasciando da parte ingiustificati timori su alcune tipologie di vaccini, tutti ampiamente testati dagli idonei enti certificatori”.

L’assessore alla Sanità Lopalco, contro dubbi e sospetti, invita a ragionare sui numeri, difendendo il vaccino Astrazeneca e la sua capacità di salvare vite: “Proviamo a valutare la probabilità di subire un evento avverso grave dopo la prima dose di vaccino AstraZeneca. Da quello che ci dicono i dati su 25.000.000 di soggetti vaccinati il rischio di sviluppare una trombosi venosa con piastrinopenia, una rara patologia acuta su base autoimmune, dopo la somministrazione del vaccino è dell’ordine di 3-4 casi ogni milione di vaccinati. Il rischio è 0 al di sopra dei 60 anni, perché i pochi casi segnalati si sono tutti verificati in soggetti di età inferiore a 60 anni”.

Invece, argomenta, “qual è stato il rischio di contrarre l’infezione in tutte le fasce di età in Italia? 61.700 (sessantunmilasettecento) per milione. Quale il rischio nella fascia di età <60 anni? 33.450 (trentatremilaquattrocentocinquanta) per milione. In questa fascia di età, inferiore ai 60 anni, si sono verificati 4.108 decessi. Cioè il rischio di morte in caso di infezione al di sotto dei 60 anni è pari a circa 2.000 per milione. Dunque, se non mi vaccino, ho un rischio estremamente elevato di contrarre l’infezione nel prossimo futuro e, se contraggo l’infezione, ho un rischio pari a 2.000 per milione di morire. Se mi vaccino, ho un rischio pari a 3-4 per milione di sviluppare una rara forma autoimmune di trombosi”.

Ragionamenti che, però, non fanno presa su tutti, a fronte anche di un flusso di informazioni costante – martellante a tratti – ma spesso confuso e di fake news che hanno, come di consueto, inondato i social. La farmacovigilanza, come potrebbe spiegare qualunque medico, è un processo del tutto fisiologico e persino rassicurante e comporta un insieme di attività di valutazione e comprensione degli eventi avversi associati non solo a un vaccino ma a un qualunque farmaco. Pertanto le sospensioni – come quello della Fda americana sul siero J&J – rientrano proprio in questo processo. Ma una popolazione stremata da mesi di lockdown – e nell’assenza di una chiara prospettiva futura – non è detto che sia in grado di recepire in maniera positiva tali informazioni.

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