PORTO CESAREO/BARI – Niente autorizzazione provvisoria per lo scarico a mare a Nardò. Anzi, spunta un nuovo progetto, che sarà portato a un tavolo tecnico in Regione l’8 giugno alla presenza degli amministratori di Porto Cesareo e Nardò per la condivisione con i territori interessati. Si prevede, insomma, un’altra lunga attesa e questo non fa che rinfocolare nuovamente le polemiche.
Il nuovo progetto: tre trincee drenanti
Il nuovo piano prevede tre trincee di drenaggio all’interno dell’area imponente dell’attuale impianto in grado di ricevere 500 metri cubi al giorno (l’equivalente di 4500 abitanti). Non sarebbe necessaria una deroga del Ministero dell’ambiente. Lo scarico in battigia risulterebbe limitato al “troppo pieno”. Il cronoprogramma anticipato dall’assessore Raffaele Piemontese, che lo ha illustrato in V Commissione Ambiente, prevede l’incontro l’8 giugno, la successiva delibera della Giunta regionale, la presentazione del progetto definitivo di Aqp alla Provincia di Lecce per i permessi ambientali. Contemporaneamente, sempre Aqp provvederà agli allacci dalle 600 unità abitati (per 2400 abitanti) alla rete fognaria e la Sezione risorse idriche della Regione autorizzerà l’ente ad appaltare le opere per le trincee. Tutto in 12-14 mesi, in tempo per la prossima estate.
Critici Amati, Pagliaro e gli amministratori cesarini
Fortemente critici non solo gli amministratori cesarini che chiedevano un’accelerazione sui tempi, ma anche il consigliere regionale Pd Fabiano Amati, che è nella maggioranza del governo regionale, e Paolo Pagliaro, che sta, invece, all’opposizione con La Puglia domani, entrambi accomunati dalla strenua battaglia sul tema ed entrambi in pressing sulla Regione perché, invece, si proceda con l’autorizzazione provvisoria allo scarico nel mare di Nardò senza ulteriori indugi.
“Non accetto il mancato avvio del procedimento di autorizzazione provvisoria, considerato che pure nel caso si assumesse l’ulteriore passaggio delle trincee drenanti non muterebbe il recapito finale, cioè lo scarico in battigia a Torre Inserraglio. Per questo, prego ancora una volta la Regione e Acquedotto Pugliese di avviare il procedimento per l’autorizzazione provvisoria, inoltrando alla Provincia la richiesta di parere sull’assoggettabilità a Via, così da accelerare il procedimento finalizzato a sottrarre quella splendida parte del territorio pugliese all’inquinamento”, tuona Amati.
Gli fa eco Pagliaro: “Che bisogno c’era di cambiare ancora una volta lo schema idraulico? Non siamo tecnici ma ci affidiamo alle parole dei tecnici: l’ing. Zotti, dirigente della sezione risorse idriche della Regione nel sopralluogo effettuato tre settimane fa, dichiarò che non c’erano ostacoli all’entrata in funzione del depuratore. Restano da eseguire le verifiche ambientali che – come ha prospettato il dirigente del servizio Tutela e valorizzazione della Provincia di Lecce – richiederanno dai 60 ai 90 giorni. Ma siamo punto e a capo. E spunta dal cilindro questa triplice vasca drenante di cui non si comprende l’utilità. Condivido la rabbia dell’amministrazione comunale di Porto Cesareo: la sindaca Silvia Tarantino, la vice sindaca Anna Peluso e l’assessore all’ambiente Eugenio Sambati, che ha ricordato il calvario di 42 anni di progetti approvati e poi bloccati: dalla condotta sottomarina allo scarico in battigia, fino al depuratore ultimato ma bloccato. Il risultato di quest’ennesimo progetto condanna Porto Cesareo a restare in questa condizione di limbo per un tempo che purtroppo andrà ben oltre la stagione estiva 2022. Per Porto Cesareo, Nardò e per l’intero litorale ionico salentino si protrae una situazione ambientale e igienico sanitaria inaccettabile. Ma noi resteremo in trincea, per difendere questo territorio nella sua battaglia di civiltà e dignità”.
La soddisfazione di Casili (M5S)
Soddisfatto, invece, il consigliere regionale pentastellato Cristian Casili: “Il nuovo progetto si presenta come soluzione alternativa per cercare di superare l’impasse con il ministero dell’Ambiente relativa al precedente progetto del cosiddetto ‘scarico zero’ che prevedeva il riuso integrale in agricoltura e per altri usi civili ed industriali ed eco-filtri sul suolo, che ha portato all’odierna situazione di stallo. Uno stallo superato dall’attuale previsione di un progetto che prevede il ricorso a 3 trincee drenanti e allo scarico in battigia limitato al ‘troppo pieno’. Fino ad oggi purtroppo quello che doveva essere lo scarico zero è risultato irrealizzabile. Più volte ho cercato di stimolare alcune riflessioni a riguardo per superare il vecchio progetto idraulico, ma il dibattito troppo spesso è stato viziato dalle campagne elettorali che non hanno consentito il ricorso a una soluzione che avrebbe già avviato l’impianto. Non è mai una questione di perdita di tempo la realizzazione del miglior sistema di depurazione per il recupero di acque affinate e quindi di qualità. Ritengo pertanto la nuova strategia del governo regionale quella più efficace e realizzabile”.