PUGLIA/LECCE – I ristoratori non ci stanno a essere considerati degli “untori”. Anche gli operatori della cultura reclamano spazi e aperture. Così come i titolari di palestre. Perché poi, in giro, almeno fino alle 22, di gente che passeggia ce n’è tanta e non tutti sono rispettosi delle regole. Molti indossano la mascherina sotto il naso o, addirittura, non la usano, come se non fosse ancora chiaro il motivo per cui indossarla. E non è così inconsueto notare assembramenti.
Sia chiaro: la zona arancione consente di uscire di casa, con le consuete norme del distanziamento e dell’uso della mascherina. I negozi sono aperti, bar e ristoranti, invece, possono praticare solo asporto o consegna a domicilio. Ma le fasce di colore, con i relativi divieti, sollevano ora molti dubbi, non solo sulla loro efficacia, ma anche sul senso di taluni provvedimenti.
Perché, al di là dei numeri del bollettino regionale su un virus che continua a circolare mietendo vittime – 26 quelle registrate in data odierna – c’è da segnalare, che, nel frattempo, avanza anche la crisi economica. Così come la stanchezza di chi, invece, le regole è tenuto a osservarle in maniera pedissequa.
Ed è proprio di queste ore il duro sfogo di una ristoratrice, titolare del locale “A’Roma L’osteria” che propone la cucina romana in centro a Lecce: “Abbiamo deciso di aggiungere nella descrizione del codice Ateco che ci rappresenta Avamposto della sanità nazionale. Si perché è quello che siamo diventati. Registri sanitari, registro per i dipendenti, registri speciali sulle preparazioni, registri dei clienti, registro per fornire protezioni ai dipendenti, temperature, igienizzazione, taglio del 70 per cento dei posti, adeguamento a tutte le misure anti Covid”, afferma, in un post affidato ai social. Una sfilza di norme a tutela del benessere di chi ci lavora e di chi consuma.
Ma, a fronte di tali sacrifici, si chiede la titolare, “perché, passando in via Trinchese o in qualsiasi altra via di flusso, ci sono centinaia di persone che passeggiano come se nulla fosse?”. Ed ecco, dunque, quella che è sentita come la vera ingiustizia: non tanto gli adeguamenti, ma il sentire che “per lo Stato l’assassino siamo noi, gli untori di questo virus sono i ristoranti, i bar e le pizzerie”. “Noi il sacrificio lo abbiamo fatto e continueremo a farlo sottostando alle regole, perché sappiamo che, se bisogna sconfiggere un male, bisogna lottare e lo facciamo da quasi un anno, ma non lo si può fare da soli, non può una sola categoria sconfiggere la pandemia, laddove la consapevolezza cittadina non è capace di autogestirsi bisogna mettere delle regole rigide e valide per tutti, perché con questi atteggiamenti non ne usciremo mai fuori”, lo sfogo della ristoratrice che conclude: “Non è giusto né normale né socialmente corretto, è un’istigazione al fallimento lavorativo”, con tanto di foto con il simbolo rosso del divieto.
Intanto, nel consueto bollettino regionale quotidiano diramato dalla Regione, in data odierna si registrano 11.524 test per rilevare l’infezione da Covid-19 coronavirus e 1.275 casi positivi, per un rapporto all’11,06%. Questa la distribuzione dei nuovi contagi sul territorio: 478 in provincia di Bari, 63 in provincia di Brindisi, 92 nella provincia BAT, 294 in provincia di Foggia, 138 in provincia di Lecce, 207 in provincia di Taranto, 4 residenti fuori regione. 1 caso di provincia di residenza non nota è stato riclassificato e attribuito.
Sono stati registrati 26 decessi: 12 in provincia di Bari, 3 in provincia BAT, 1 in provincia di Brindisi, 1 in provincia di Foggia, 3 in provincia di Lecce, 6 in provincia di Taranto. Sono, poi, 1497 i ricoverati. Ieri risultavano 1498: sostanzialmente il dato si mantiene stabile.
Novità sul fronte vaccinale: l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco comunica che lunedì 25 gennaio arriveranno in Puglia dalla Pfizer-Biontech 23 box di vaccino contro il Covid-19, pari a circa 27.000 dosi. “In questo modo – spiega Lopalco – la Puglia sarà risarcita del differenziale in meno ricevuto questa settimana. Grazie alla scorta del 30% che prudentemente è stata accantonata nei nostri magazzini e con questo parziale ristoro, le vaccinazioni della fase 1, sia pur con qualche rallentamento, comunque continueranno nonostante il taglio nelle consegne unilateralmente deciso da parte di Pfizer”.