LECCE – Sono terminati i lavori di restauro conservativo della colonna di Piazza Sant’Oronzo. Lo smontaggio delle impalcature sarà completato in pochi giorni, restituendo alla città la vista di uno dei beni monumentali caratterizzanti la piazza principale. Gli interventi di ripulitura, consolidamento e i trattamenti protettivi sono stati realizzati dalla ditta “Emilio Colaci impianti e restauri”.
“Confrontarsi con il deperimento e i conseguenti interventi di restauro dei beni monumentali è una fatica necessaria per tutte le città d’arte – dichiara il sindaco Carlo Salvemini – L’attesa, però, è sempre ben ripagata quando finalmente le coperture vengono rimosse, e la bellezza ritrova vigore. Ringrazio quanti hanno lavorato a questa impresa importante”.
“È stato un restauro più lungo del previsto, che ha dovuto subire rallentamenti e intoppi, ma finalmente è completato, la colonna può tornare a caratterizzare la piazza in tutto il suo splendore, in attesa della collocazione di un copia della statua di Sant’Oronzo sulla sua sommità – dichiara l’assessore ai Lavori Pubblici Marco Nuzzaci – Dopo il vaglio di diverse soluzioni tecniche, siamo vicini alla definizione dell’accordo attraverso il quale commissioneremo i lavori di riproduzione, ai quali tutti potranno contribuire attraverso l’annunciata sottoscrizione degli stessi con Art Bonus. Il lavoro, dunque, prosegue”.
E la statua, tanto cara ai leccesi?
Già, la statua, nodo centrale della questione e della polemica. A rispondere è il sindaco Carlo Salvemini: “Presto – afferma – forniremo novità anche sul percorso che ci condurrà alla collocazione della copia sul capitello, nel frattempo la statua di Sant’Oronzo è visibile e accessibile a tutti a Palazzo Carafa, nell’atrio principale d’accesso, aperto su Via Rubichi. Ci vuole tempo, pazienza, pareri, autorizzazioni”.
Ed ecco che, sull’asse Lecce-Brindisi si riaccende una vecchia faccenda di campanili e di appartenenze, con il sindaco del secondo capoluogo, Riccardo Rossi, che con ironia domanda: “Carlo, ti dispiace se più tardi passo a prenderla?”. E la coordinatrice FI di Brindisi, Livia Antonucci critica entrambi: “Salvemini non conosce, evidentemente la cultura leccese scambiando un simbolo strettamente legato alla cultura di Brindisi, la colonna romana appunto, ritenendola appartenente a quella della sua città, mentre Rossi rimane ancorato, probabilmente, alla cultura tranese”. Una polemica che, immancabilmente, a scadenze regolari, torna a palesarsi.