Clubhouse, un nuovo social network in cui invece di scrivere messaggi o condividere immagini si parla in diretta, sta attirando in maniera rapida le attenzioni di giornali e appassionati di internet anche in Italia, dopo che nelle scorse settimane lo aveva fatto negli USA. Simile a Twitter, Clubhouse è pensato per conversare di qualsiasi argomento non solo con chi si conosce, ma con chiunque, o anche soltanto per ascoltare altri che parlano di qualcosa.
Momentaneamente, in Italia, Clubhouse è usato quasi esclusivamente da esperti di strumenti digitali o persone con un grosso seguito online, perché è ancora in una versione di sviluppo e ci si può fare un profilo solo se si viene invitati da un altro utente. Per la stessa ragione ci si può accedere solo da una app (non dal browser di un computer) soltanto in inglese, che può essere scaricata soltanto sui dispositivi APPLE aggiornati.
«Il nostro scopo era costruire un’esperienza social che venisse percepita come più umana, dove invece di postare ci si riunisce con altre persone per parlare» hanno discusso qualche giorno fa i fondatori di Clubhouse, Paul Davison e Rohan Seth, sul relativo blog. «Volevamo creare uno spazio tale per cui quando chiudi la app ti senti meglio di quando l’hai aperta, perché ti ha permesso di approfondire un’amicizia, incontrare persone nuove e imparare qualcosa». Le conversazioni non sono registrate sull’app, né possono essere condivise tra gli utenti o scaricate, se non soltanto con strumenti esterni che vanno contro l’idea alla base del social.