PORTO CESAREO (Lecce) – “Una ferita molto grave” nel bilancio cittadino, pari a “1,6 milioni di euro“: il gruppo di opposizione a Porto Cesareo Cambiare Rotta – con i suoi esponenti Francesco Schito, capogruppo, e Stefano My – definisce così la sentenza con cui il Tribunale di Lecce, sezione distaccata di Nardò, ha accolto le richieste della società Ambiente e Sviluppo, condannando il Comune di Porto Cesareo al pagamento, in favore della suddetta società, della consistente somma di denaro.
Ovvero, ” € 1.150.321,75, oltre interessi e rivalutazione monetaria dalla maturazione sino al soddisfo, nonché al pagamento delle spese di lite liquidate in €1.474,00 per spese ed in € 22.000,00 per compensi, oltre rimborso spese forfettarie nella misura del 15%, IVA e CPA come per legge”, come si sottolinea nella determina del 26 aprile con la quale si dà mandato – impegnando le relative somme – all’avvocato Pietro Quinto, esperto amministrativista incaricato già nel primo grado, di proporre appello avverso la sentenza del Tribunale.
Il legale ha rilevato “alcune criticità” dichiarandosi disponibile a ricevere l’incarico per la proposizione dell’appello, in considerazione del fatto che – come si spiega nella stessa determina – “il Comune, come già asserito in primo grado, ha corrisposto le somme di cui trattasi alla Società Medusa, venendo pertanto meno l’elemento dell’arricchimento dell’Ente, necessario per il configurarsi dell’indebito”. E, inoltre, c’è “il rischio che l’esecuzione della sentenza possa incidere pesantemente sul bilancio dell’Ente con compromissione degli equilibri”.
Difatti, preoccupazione è stata espressa dal responsabile di Ragioneria per l’immediata esecutività della stessa. Del resto la Giunta, costretta comunque a fare i conti con le conseguenze della sentenza in sede di approvazione dello schema di Bilancio di previsione, ha proposto non solo l’appello ma anche la sospensione della stessa sentenza. Insomma, una tegola non da poco. Che verrà affrontata nella prossima seduta di Consiglio Comunale (che si riunirà domani pomeriggio in prima convocazione con, tra i punti all’ordine del giorno, proprio l’approvazione del Bilancio).
Una faccenda, quella cui la sentenza si riferisce, risalente a diversi anni fa: la ditta in questione citò il Comune di Porto Cesareo all’udienza dell’11 giugno 2012 per il pagamento degli oneri di smaltimento RSU, appunto la somma di € 1.150.321,75, a titolo di servizio per lo smaltimento dei rifiuti conferiti presso la discarica di Cavallino.
Cambiare Rotta sollecita chiarezza e risposte: “Il Comune, in sede di giudizio, ha sostenuto di aver adempiuto al pagamento della somma alla società M., deputata in quegli anni alla raccolta e smaltimento dei rifiuti e si deduce che quest’ultima non abbia, a sua volta, versato le somme nei confronti della società “Ambiente e Sviluppo”. Una vicenda molto grave per l’ingente somma ed anche perché nella sentenza si legge che il Comune, da contratto con la società rifiuti M., era tenuto a vigilare al puntuale rispetto di tutti gli accordi, compresa questa attività oggetto della sentenza negativa per il nostro Comune. Chi pagherà la somma dovuta? I cittadini contribuenti alla cassa del Comune di Porto Cesareo! Noi di “Cambiare Rotta”, ci chiediamo: chi ha preso i soldi dei cittadini già versati? Non abbiamo evidenza di procedure di accertamento di eventuali responsabilità, anche penali, e chiediamo una ferma e determinata azione in tal senso”.
Cambiare Rotta, poi, evidenzia: “La citazione in causa per la somma dovuta risale al 2012 e mai nessuno degli amministratori in carica e succeduti ne ha parlato con attenzione e preoccupazione; rileviamo la tempestiva mancanza di un fondo di accantonamento dal 2012, che certamente avrebbe attutito la gigantesca somma ora da pagare, 1,6 milioni di euro; rileviamo la mancata evidenza di azioni verso la società rifiuti M. per questa precisa vicenda e la possibile “culpa in vigilando”, il comportamento inerte di chi poteva agire e non lo ha fatto, salvando in tempo i soldi dei cesarini”.
Inoltre, “questa amministrazione, di cui alcuni membri erano presenti dal 2012 e quindi dovevano sapere di ciò (in primis i componenti della Giunta, Albano e Tarantino), – proseguono i rappresentanti dell’opposizione – ha deciso di ricorrere in appello e parallelamente di procedere ad un accordo transattivo ed, inoltre, ha deciso di coprire parte della spesa, 1,2 milioni di euro (solo la parte capitale), con attività di accertamento IMU risalente agli anni precedenti. Noi dell’opposizione restiamo determinati all’accertamento delle responsabilità e auspichiamo che anche il Consiglio comunale ci segua in questa volontà politica. Appena appresa la vicenda, denunciamo politicamente e pubblicamente questo caso perché i cittadini e gli organi preposti sappiano”.