LECCE – Si è tenuta come di consueto in piazza Partigiani a Lecce la cerimonia per la Festa della Liberazione dalle forze nazifasciste.
Una ricorrenza, quella del 25 Aprile, carica di significato in un momento storico in cui si invoca da più parti l’unità del Paese intorno alla data ma esponenti delle istituzioni democratiche – il riferimento va al presidente del Senato Ignazio La Russa – si lasciano andare ripetutamente a dichiarazioni inopportune.
Non a caso, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha voluto sottolineare, in una lettera al Corsera, un fatto importante. “I partiti che rappresentano la destra in Parlamento – ha evidenziato – hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. Parole chiare, certo, ma qualche nostalgico, in giro, si trova sempre. E non è un dato da sottovalutare.
A Lecce, il sindaco Carlo Salvemini, alla presenza delle autorità, compresi il ministro Raffaele Fitto e il sottosegretario Alfredo Mantovano, delle associazioni combattentistiche e dei rappresentanti dell’Anpi, ha citato Ferruccio Parri e Alcide De Gasperi nel suo discorso. E ha poi dichiarato: “La Liberazione fu dunque un atto di forza e di ribellione con il quale gli italiani, con il supporto degli eserciti Alleati, seppero risollevarsi da una condizione di oppressione per entrare nel tempo nuovo della costruzione dello Stato democratico, animato dai valori della giustizia e della libertà”.
Ha quindi, tra l’altro, sottolineato: “Fu un sommovimento autenticamente popolare, trasversale tra le classi sociali e i diversi orientamenti politici che animavano il Comitato di Liberazione e il movimento partigiano e che avevano tra essi come unico comune denominatore il rifiuto del totalitarismo e l’aspirazione democratica”.
Quindi, una riflessione da consegnare anche alle nuove generazioni: “La storia democratica e antifascista del nostro Paese, che ebbe inizio con la lotta di Liberazione e il sangue dei partigiani, è patrimonio condiviso di tutti i cittadini. È una storia che ci invita a confrontarci sul futuro e non sul passato. Del resto, come Parri ci ricordava, “ogni giorno, la storia di un popolo pone problemi nuovi ed ogni giorno ha una liberazione da compiere””.