GALLIPOLI (Lecce) – È un luogo solitamente chiuso al pubblico per ragioni di sicurezza essendo, di fatti, in rovina e in stato di abbandono. È stato aperto al pubblico in occasione delle Giornate Fai d’Autunno. Perché quelle pietre nascondono un enorme valore storico, architettonico, culturale. E non solo. Secondo la tradizione la chiesetta di San Pietro dei Samari, nel cuore del Parco “Isola di Sant’Andrea e Punta Pizzo”, ha visto il passaggio sul suo suolo di un crociato e addirittura di un santo.
E oggi è provvisoriamente al secondo posto a livello nazionale nella classifica del censimento dei “Luoghi del cuore” promosso dal Fai. E proprio il Fai, che si propone tra i suoi scopi quello di valorizzare l’immenso patrimonio culturale del Paese, ha proposto una visita in questo luogo in cui ancora si respira un’aria di sacro e di prezioso.
Eppure a guardarlo da lontano si direbbe solo un edificio in rovina, attualmente acquisito in comodato d’uso dal Comune di Gallipoli. Ed è sicuramente vero. Ma talvolta occorre andare oltre la superficie e l’apparenza per scovare la bellezza. Naturalistica, innanzitutto. La chiesetta è inserita in un’area paesaggistica di immenso pregio, immersa nei profumi della macchia mediterranea, con il mar Jonio a pochi passi.
Storica, poi. Si racconta che nel 1148 Ugo di Lusignano, cavaliere crociato di ritorno dalla Palestina, si fermò nei pressi dell’attuale Gallipoli e in un bosco – oggi corrispondente al Parco – scorse una chiesetta. Il sito sarebbe stato eretto dai monaci basiliani per ricordare il passaggio di San Pietro, diretto dalla Samaria verso Roma. Oppure, secondo un altro racconto, fu fatto erigere dai Normanni. In ogni caso, sarebbe stato il cavaliere crociato a voler realizzare un edificio più grande. Una antica iscrizione latina posta sulla cornice attesterebbe questo racconto. Leggenda o verità storica che sia, la suggestione esercitata dal luogo è indubbia. Ancor più se si pensa che la chiesetta costituisce una tappa, dunque, dell’antica via Pietrina. In effetti, nell’idea di valorizzazione dell’area – di cui si parla da tempo – è compreso appunto anche il contesto in cui essa è inserita.
Poi c’è da sottolineare il valore architettonico del sito, esempio di chiesetta abbaziale bizantina, con un’unica navata divisa in due aree a pianta quadrata. Si tratta, di fatto, dell’unico esempio, in provincia di Lecce, del fenomeno delle chiese a cupole in asse. All’interno non vi è più alcuna traccia dei decori che dovevano essere presenti un tempo. All’atto del sopralluogo non sfugge lo stato di abbandono dei luoghi, ma questo non riesce comunque a oscurarne l’importanza.
Le Giornate Fai hanno il grande merito di offrire ai visitatori la possibilità di scoprire scrigni nascosti a due passi da casa propria, magari con la guida sapiente, come in data odierna, di apprendisti ciceroni provenienti da diversi istituti gallipolini, l’Ics Polo 2, l’Ics “Sofia Stevens”, l’IISS “A.Vespucci”, il Liceo “Q.Ennio”.