LECCE – Lavoro, pace e crescita del Paese i temi scelti dai sindacati Cgil, Cisl, Uil per celebrare il Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori. A Lecce niente comizio o iniziativa di piazza, come forse ci si sarebbe aspettati dopo due anni di pandemia – una emergenza che ha squassato nel profondo il mondo del lavoro e che è ben lontana dall’essere risolta – ma una lettera congiunta dei tre segretari provinciali Valentina Fragassi (Cgil Lecce), Ada Chirizzi (Cisl Lecce), Salvatore Giannetto (Uil Lecce) in cui vengono sottolineati gli argomenti portanti di questa giornata e, in genere, di questo 2022 che, di questioni inevase inerenti il mondo del lavoro, ne presenta tante. A cominciare dalla precarietà che sembra essere ormai diventata la costante nella narrazione inerente la situazione occupazionale nel Salento e nel Paese.
“Questa Festa dei Lavoratori ha il sapore amaro della guerra, di un popolo invaso, di milioni di persone allo sbando, di famiglie lacerate. Il mondo del lavoro è da sempre per la pace, per la democrazia, per la civile convivenza. Un conflitto, quello avviato dalla Russia che, oltre a negare la sovranità di un popolo, rischia parallelamente di imprimere una brusca frenata, a livello economico, alla ripresa ed allo sviluppo potenziale immaginato con il PNRR”, hanno evidenziato i tre segretari.
Quindi, fanno sapere che, di concerto con Confindustria, Casartigiani, Cna, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato Imprese, Confcommercio, Confesercenti, Confetra, Confimi Industria, è stato attivato un “Fondo di solidarietà per il popolo ucraino” nel quale confluiranno “contributi volontari da parte delle lavoratrici e dei lavoratori pari ad un’ ora di lavoro e un contributo equivalente da parte delle imprese”.
Poi, appunto, i temi della precarietà e delle lacune che ancora caratterizzano la realtà occupazionale salentina: “Si rende sempre più urgente una riforma fiscale che operi un taglio delle aliquote IRPEF, secondo il principio costituzionale della progressività. Così come occorre detassare gli incrementi contrattuali, al fine di determinare un effetto positivo ed immediato sul reddito dei lavoratori e far ripartire i consumi”.
“Anche nel Salento – aggiungono Fragassi, Chirizzi e Giannetto – abbiamo moltissimo lavoro da recuperare, dalla disoccupazione giovanile a quella femminile, dal gap infrastrutturale ai ritardi nella digitalizzazione, dal rispetto dell’ambiente alla rigenerazione delle città. Abbiamo come territorio una grande fame di lavoro di qualità, stabile, dignitoso, in grado di garantire un futuro alle famiglie. Un lavoro che sia sicuro, affinché non si parli più della provincia di Lecce come una delle peggiori in Italia per morti sul lavoro. Quanto ancora dovrà durare questa strage silenziosa? Per quanto ancora lo sviluppo e il profitto ad ogni costo dovranno prevalere sulla vita umana? Non c’è lavoro senza sicurezza. Non c’è lavoro senza salute”.
A Martano, invece, si è pensato a una Festa dei Lavoratori in continuità con la storica festa popolare nata nel 2002 e svoltasi per quasi un ventennio in contrada Kurumuny, su un terreno di proprietà della famiglia Chiriatti. L’incontro che ha unito generazioni si è spostato adesso su un’area pubblica, in uno dei luoghi simbolo della grecità salentina, il sito archeologico di Apigliano (strada vicinale Apigliano), riprendendo le modalità di svolgimento del Primo maggio a Kurumuny, dunque ancora una volta proponendosi come grande rito laico per celebrare l’uomo, il lavoro e il territorio, sempre dal mattino al tramonto, tra musica, arte, solidarietà. Ad organizzarlo ci hanno pensato l’associazione culturale GRE.ECO e Kurumuny, in collaborazione con le associazioni Fare Progetto Terra e Zoom Culture, con il patrocinio del Comune di Martano.
Fonte immagine di apertura: cgillecce.it