LECCE – Una stagione turistica, quella che sta per chiudersi, che ha fatto registrare numeri da record, per il Salento.
Un fatto positivo, che segna quindi una ripresa del settore dopo l’incubo della pandemia. Ma, alle luci di un comparto che torna a respirare, si affiancano le ombre – secondo Filcams Lecce – di una gestione che presenta ancora troppe, irrisolte, lacune.
Ovvero, “carenze nell’offerta dei servizi, vecchi vizi sull’applicazione dei contratti per i dipendenti, l’atavico steccato culturale che fa del turismo un settore di passaggio ed un mezzo di facile guadagno senza garantire stabilità, attori che non comunicano tra loro (quando va bene, e quando va male si contrappongono invece di fare rete)”, secondo l’analisi del segretario Mirko Moscaggiuri.
In particolar modo quest’anno è emersa la questione della difficoltà, a detta delle associazioni datoriali, di reperire forza lavoro: il tema è centrale ed esiste oggettivamente. La genesi però, secondo l’organizzazione sindacale, andrebbe approfondita. “Riteniamo che la vera causa della riottosità nell’accettare un lavoro stagionale non sia preferire il reddito di cittadinanza al lavoro, ma preferirlo ad una paga non rispettosa né dei contratti né della normativa ad essi collegata”, la valutazione di Moscaggiuri.
Il turismo è un segmento economico che, al di là della retorica di “volàno dell’economia”, costituirebbe ancora “una sacca di precarietà nella quale taluni si arricchiscono a discapito di altri e dove, spesso, si annidano forme subdole di caporalato. È innegabile che esista una parte imprenditoriale rispettosa dei diritti dei lavoratori e delle leggi, che investono sul presente per costruire il futuro, che fanno della motivazione alla produttività una linea guida imprescindibile. Quando ciò si verifica, gli effetti positivi si riverberano sulla qualità dei servizi offerti, grazie ad un reclutamento mirato, attento ai percorsi formativi e non basato sull’approssimazione. Sono imprenditori che vanno incoraggiati ed aiutati a non subire il dumping contrattuale e salariale e la concorrenza sleale da parte di alcuni loro colleghi meno corretti”.
Al di là dei buoni propositi, che talvolta tendono a permanere solo sulla carta, la considerazione di Cgil è che “solo una seria programmazione politica, solo un’idea di rete, solo il rispetto dei contratti nazionali possono davvero fare del turismo un’industria nel senso più positivo del termine. Questo perché il turismo si nutre di risorse che non possono essere delocalizzate e chiama intorno a sé altri settori trainanti della nostra economia”.
Ed ecco le richieste – non nuove – di Cgil: “Volontà politica concreta, sinergie istituzionali, buone pratiche imprenditoriali e rinnovata fiducia da parte dei nostri giovani”. “La Filcams – specifica il segretario – sarà sempre a sostegno del lavoro di qualità, giustamente retribuito, nel rispetto della dignità delle persone. Soltanto così sarà possibile promuovere il pieno sviluppo delle personalità di lavoratrici e lavoratori e con esso quello dell’economia e della crescita territoriale”.