PORTO CESAREO (Lecce) – Sulla questione del depuratore a Porto Cesareo interviene ora anche Legambiente Puglia.
“L’orizzonte più ampio ed anche la discriminante assoluta entro cui inquadrare la problematica è garantire una corretta depurazione da una parte ed il risparmio e riutilizzo della risorsa-acqua dall’altra – afferma Ruggero Ronzulli, direttore di Legambiente Puglia -. La Regione Puglia non può continuare a rimandare il problema e non affrontare la realtà che attanaglia le comunità di Porto Cesareo e Nardò, giocando sulla pelle e salute dei cittadini, alimentando una diatriba campanilistica e soprattutto politica insensata e illogica”.
Il problema della mancata attivazione del nuovo depuratore, e quindi dell’impossibilità del conferimento dei reflui di una parte attualmente rilevante – anche se non dell’intero bacino di utenze – del comune di Porto Cesareo è “grave ed urgente”, afferma Legambiente Puglia, sia dal punto di vista ambientale che del rischio sanitario. Occorre, inoltre, una “soluzione complessiva per l’intero sistema di gestione dell’acqua nel comprensorio Porto cesareo – Nardò”.
La soluzione, secondo gli ambientalisti del cigno verde, è quella di “realizzare quanto previsto nel protocollo ed accordo del 2016 tra amministrazione di Nardò, amministrazione di Porto Cesareo e la Regione Puglia”, accordo che “prevede sia il collettamento del depuratore di Porto Cesareo a quello di Nardò sia il potenziamento e l’ammodernamento di quest’ultimo che tratta oggi l’acqua reflua in tabella 1 e la scarica in battigia”. A detta di Legambiente, “l’intervento potrebbe essere realizzato a prescindere dalla deroga e avrebbe sbloccato da subito la messa in funzione dell’impianto di Porto Cesareo, inspiegabilmente fermo”.
Legambiente sottolinea la questione del riutilizzo delle acque reflue: “Un ‘idea intelligente ed utile – è spiegato nella nota – potrebbe essere quella di puntare a vasche di fitodepurazione e decantazione, a monte dello scarico finale di Nardò, (vedasi Fasano, Melendugno, Noci, Acquaviva delle Fonti, ecc) per il riutilizzo dell’acqua in agricoltura e così consentire al settore agricolo salentino, martoriato dalla Xylella, di poter diversificare le colture e/o puntare su nuove. Una soluzione reale e concreta invece che parlare oggi di inutili trincee drenanti che richiedono ugualmente lo scarico finale e se il depuratore di Nardò non sarà potenziato, resterà un problema destinato ad essere irrisolto. Per non parlare del fatto che si vorrebbero realizzare delle trincee drenanti ad 800 metri dal mare ed in piena zona A della riserva integrale dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo”.
“L’argomento non può essere ridotto ad una mera disputa politica ed elettorale – continua Ruggero Ronzulli, direttore di Legambiente Puglia-. La nostra linea non può che essere in tutela e nel rispetto della comunità di Porto Cesareo e Nardò, dei territori e della risorsa idrica e che punta al nuovo orientamento delle politiche comunitarie del Green New Deal. Legambiente Puglia chiede il rispetto di ogni azione affinché questi nodi vengano superati, proprio per l’eccezionale valore del territorio interessato sancito dalla presenza di tre aree protette regionali (compresa la neonata oasi blu di Porto Selvaggio) e dall’Area Marina Protetta, per gli investimenti fin qui realizzati e ancora privi di efficacia, e soprattutto per il rischio ambientale e il danno sanitario ad oggi in essere. Basta tergiversare ulteriormente e si adotti immediatamente l’autorizzazione provvisoria allo scarico per Porto Cesareo e si avviino subito i lavori di potenziamento del depuratore di Nardò”.
Il dibattito è destinato a proseguire, anche se per la Regione il progetto sul tavolo è proprio quello delle trincee drenanti. C’è però pure qualcuno che chiede che si abbassino i toni e che si smorzino i riflettori sull’argomento, stante la necessità, per il territorio cesarino, di avviarsi ad una serena stagione di ripartenza post covid.