Porto Cesareo, la rete fognaria (ancora) mancante e l’attesa dell’udienza di merito sullo scarico al suolo

Porto Cesareo, la rete fognaria (ancora) mancante e l’attesa dell’udienza di merito sullo scarico al suolo

PORTO CESAREO (Lecce) – Tempi lontani e con un’altra estate davanti probabilmente senza una rete fognaria funzionante a Porto Cesareo. È la sensazione che emerge dall’ennesima audizione in V Commissione Ambiente a Bari senza nulla di fatto.

“È incredibile che ancora oggi, a distanza di decenni dall’avvio dei lavori per la realizzazione della rete fognaria di Porto Cesareo, si stia ancora a discutere di cavilli burocratici, di autorizzazioni ambientali ripetutamente richieste, senza capire la situazione assurda in cui si trova la comunità di Porto Cesareo”, denunciano la sindaca Silvia Tarantino e l’assessore Eugenio Sambati.

“Oggi, all’esito della commissione, abbiamo compreso soltanto una cosa, che all’orizzonte immediato non c’è nessuna autorizzazione provvisoria allo scarico e che i tempi si allungano ancora e sempre di più. Occorreranno passaggi politici, dall’esito incerto, condivisioni politiche ed accordi che stanno solo sulla luna, ed, infine, passaggi tecnici dall’esito imperscrutabile”, commentano con amarezza. “Si è parlato della prossima stagione estiva, cioè un altro anno. Porto Cesareo non ne può più di questa storia infinita, chiediamo a tutti i salentini ed i pugliesi, che hanno a cuore le sorti del nostro territorio, di sostenerci ed aiutarci, in una storia che sta diventando sempre più paradossale ed inspiegabile. Questa non è più una battaglia di civiltà, ma è semplicemente un rimpallo di ruoli e responsabilità senza fine”.

Il vicepresidente del Consiglio regionale, il pentastellato Cristian Casili, parla di “situazione di stallo”. “Ho cercato in tutti i modi – afferma – di farmi promotore di una soluzione alternativa che mediasse rispetto alla estremizzazione del progetto del cosiddetto ‘scarico zero’. Purtroppo, a distanza di anni gli enti competenti e le Amministrazioni comunali coinvolte non sono state in grado di definire un percorso celere, fattibile e condiviso e il danno ricade ancora una volta sulle comunità di Porto Cesareo e Nardò, con tratti di costa che trascorreranno l’ennesima stagione estiva senza rete fognaria con disagi per cittadini e turisti e soprattutto con forti impatti ambientali per il suolo e per la falda che rischiano di essere irrimediabilmente compromesse”.

Anche il presidente della Commissione regionale Bilancio, il dem Fabiano Amati, è in prima linea nella battaglia: “Sono amareggiato nell’osservare una scarsa sensibilità ambientale posta a fondamento di un procedimento che non si conclude mai, per inseguire soluzioni progettuali vietate dalla legge e intraprese solo per lisciare il pelo a opinioni di manovrismo politico. Basti pensare che si sono persi quattro anni per trastullarsi su una soluzione che non poteva nemmeno essere progettata, perché in violazione di legge, così come riferito dalla dirigente della sezione ambientale della Regione. Oggi ci ritroviamo a prendere atto che la soluzione consentita è precisamente quella che si doveva perseguire quattro anni fa, cioè lo scarico in battigia, o in alternativa quella individuata undici anni fa, cioè la condotta sottomarina.

Scarico zero, ricorso della Regione e sospensiva del Tar

Invece lo scarico zero è il progetto fortemente sostenuto dal Comune di Nardò e contenuto nel protocollo del 2016 sottoscritto dai Comuni di Nardò e Porto Cesareo e dalla Regione che non è mai venuto meno. È vero, come ricorda Casili, che all’inizio era previsto che l’impianto di depurazione dovesse scaricare con condotta sottomarina e che successivamente è stato modificato il recapito prevedendo il riuso delle acque affinate per fini agricoli, lo scarico sul suolo e uno scarico di emergenza in battigia. Ed è vero che questo richiedeva una deroga da parte del Ministero dell’Ambiente, che ha opposto il suo disco rosso. Ma è pure vero – e va ricordato – che la Regione Puglia ha presentato ricorso e che il Tar Bari ha accolto l’istanza cautelare di Regione e Comune di Manduria finalizzata alla sospensione del provvedimento di diniego con rinvio all’udienza del 9 giugno per la decisione di merito. Una data dirimente per la questione “scarico zero” su cui, leggendo l’ordinanza, secondo il Tar potrebbero pure esserci i presupposti perché la deroga venga accordata dal Ministero.

I giudici hanno ravvisato che “il vaglio eseguito dal resistente Ministero per autorizzare o meno la deroga (rispetto allo scarico in corpo idrico) dello scarico al suolo appare inficiato da travisamento dei fatti” e che “nel determinare la distanza dal mare del luogo di scarico, appare che il Ministero abbia tenuto conto della distanza geodetica, e non già di quella idraulica utile”.

Nel testo dell’ordinanza del Tar si tiene poi “conto della importanza sotto il profilo ambientale, in termini di mancato inquinamento, di riutilizzo irriguo e di altri riutilizzi delle acque reflue affinate, di realizzazione di eventuale buffer ecologico, dell’impianto di depurazione dei centri abitati di Manduria (e marine di Manduria) e di Sava, i cui lavori sono in notevole stato di avanzamento e allo stato hanno subito un arresto per effetto del provvedimento impugnato”.
E cosa c’entri Manduria con Nardò è presto detto: il ricorso della Regione Puglia è stato presentato contro il Ministero dell’Ambiente per l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, “della nota prot. n. 62720 del 7 agosto 2020 (comunicata in pari data a mezzo p.e.c.), avente ad oggetto: “Richiesta di deroga scarichi sul suolo impianti di depurazione Nardò, Porto Cesareo e Sava Manduria”, a firma del Direttore Generale per la Sicurezza del Suolo e dell’Acqua, del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, con cui è stata negata la deroga allo scarico sul suolo”. Pertanto, ciò che vale per Manduria è estendibile anche a Nardò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *