NARDÒ/PORTO CESAREO (Lecce) – “Migliorare fin da subito la qualità depurativa dell’impianto di Nardò, realizzando quanto previsto nel protocollo d’intesa in vigore, e sbloccare da subito la messa in funzione dell’impianto di Porto Cesareo, inspiegabilmente fermo pur essendo stato già da tempo collaudato e collettato a Nardò”: questo quanto chiede Legambiente di Porto Cesareo, con il suo presidente Luigi Massimiliano Aquaro, a margine delle audizioni in Commissione Ambiente sulla vicenda del completamento della rete fognaria in territorio cesarino.
L’associazione fa presente di essere coinvolta direttamente nella battaglia e di essere attiva fin dal 2014 in quanto, ricorda, fece inserire al Governo nel Decreto Sblocca Futuro la realizzazione della rete fognante di Porto Cesareo, esigenza, questa, divenuta non più rimandabile, come specificato più volte dalla sindaca di Porto Cesareo Silvia Tarantino che ha lanciato, insieme all’amministrazione e ad associazioni e movimenti che la affiancano, la sua “battaglia di civiltà”.
Ma, riflette il circolo locale del cigno verde, “sarebbe un grave errore non collegare il fatto all’altro capo di un unico problema complessivo, lo sversamento in battigia dell’impianto di Nardò praticamente a ridosso dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo”. L’orizzonte più ampio entro cui inquadrare la vicenda, evidenzia Aquaro, è pertanto quello di “garantire una corretta depurazione da una parte e il risparmio e riutilizzo della risorsa-acqua dall’altra”. In sostanza, occorre “una soluzione complessiva per l’intero sistema di gestione dell’acqua nel comprensorio Porto Cesareo – Nardò”.
Un fatto sembra essere certo: i due territori, tra cui si è accesa una contesa proprio in relazione allo scarico a mare, che Porto Cesareo chiede nelle more dell’attivazione dell’intero sistema, e che Nardò rifiuta, premendo per lo Scarico Zero, sono entrambi preziosi dal punto di vista ambientale. Ed entrambi vantano un mare invidiabile, che è patrimonio di tutti.
“Porto Cesareo e Nardò – riflette, infatti, il presidente di Legambiente – sono sede di un’area marina protetta nazionale, di due riserve regionali, di un’Oasi Blu e di diversi Siti di Interesse Comunitario. Inoltre Porto Cesareo ha 6000 residenti tutto l’anno e, durante l’estate diventa ambita meta di milioni di turisti, con una grande pecca: buona parte dei pozzi neri del variegato abitato non sono a tenuta stagna e quindi rilasciano liquame tal quale nel suolo e in mare, con negative conseguenze per l’ambiente e per la salute pubblica”.
Pertanto, ecco la richiesta, appunto: occorre migliorare la qualità depurativa dell’impianto di Nardò, secondo quanto previsto nel protocollo del 2016, mai revocato, e sbloccare l’impianto già collaudato di Porto Cesareo. Questo, specifica Aquaro, “non entrando nel merito delle dispute politiche che si sono accese sia territorialmente che a livello regionale”. Il cigno verde avanza tali richieste alla luce dello stato emergenziale di Porto Cesareo e “in attesa che il virtuoso percorso sul riuso delle acque in agricoltura, cominciato qualche anno fa ed al momento fermo a metà strada, si concluda nel minor tempo possibile e senza ulteriori perdite di tempo e di denaro”. A tutto vantaggio delle comunità coinvolte, che chiedono risposte.
Legambiente, nei giorni scorsi, proprio in virtù del grave problema ambientale e sanitario presente, si è detta pronta “a tutelare le ragioni della comunità cesarina nelle sedi giudiziarie competenti“ in caso di mancato “sollecito riscontro” alla formale diffida ad adempiere presentata nei confronti della Regione Puglia.