Lavori per impianto di telefonia, ma la strada comunale non c’è. Denuncia di Ippoliti: “Un’altra battaglia di civiltà”

Lavori per impianto di telefonia, ma la strada comunale non c’è. Denuncia di Ippoliti: “Un’altra battaglia di civiltà”

PORTO CESAREO (Lecce) – “Una battaglia di civiltà”. Un’altra, oltre a quella del completamento della rete fognaria a Porto Cesareo.

Riguardante, questa volta, il rispetto delle regole. La questione ha a che fare con la realizzazione di un impianto di telefonia mobile ubicato a Porto Cesareo per cui il Comune, tramite il responsabile del settore, ha emesso ordinanza di sospensione dei lavori il 13 gennaio scorso, evidenziando che “l’area di intervento non era e non è raggiungibile dalla S.P. n. 340, in quanto interclusa in parte da aree private di proprietà di terzi e dall’area di sedime del canale, ora interrato di proprietà del Demanio Pubblico”.

La strada provinciale è quella che conduce a Torre Lapillo. E ad essere stata toccata da vicino è la proprietà di Gianni Ippoliti, celebre presentatore, autore e giornalista che abita, appunto, in zona e che, dai microfoni di Telerama, ha lanciato il suo messaggio.

“Questo tratto di campagna – dice nella sua intervista Ippoliti – presenta un vincolo idrogeologico e paesaggistico e non ci sono strade comunali che giustifichino una qualsivoglia domanda per costruire, ma alle mie spalle qualcuno è andato a sbancare e costruire dichiarando che c’è una strada comunale. Sarebbe stato sufficiente controllare la toponomastica, le piantine, il catasto per verificare che la strada non c’è ed è un presupposto fondamentale, ma i lavori li hanno fatti”.

Il primo a essere contento dell’esistenza di una strada sarebbe stato proprio lui, Ippoliti, prosegue, “perché per accedere a casa mia io pago ogni anno 209 euro alla provincia. Oltre a essere passati sul demanio, per cui io in concessione pago 326 euro l’anno, sono passati sopra la mia proprietà”, spiega. E tale intervento ha danneggiato, peraltro, dei fichi d’india, “una barbarie”, dice. Ora, appunto, i lavori sono fermi perché c’è stata l’ordinanza di sospensione.

Ordinanza nella quale si sottolinea che “da sopralluogo effettuato sul posto in data odierna, personale della Polizia Municipale, coadiuvato dal personale di questo ufficio, ha constatato che già i lavori di scavo e di posa dell’armatura del plinto di fondazione sono stati eseguiti a mezzo di passaggio dei mezzi d’opera pesanti, diversamente da quanto indicato nelle previsioni progettuali, attraversando aree private di proprietà di terzi oltre che l’area di proprietà del Demanio Pubblico. I mezzi al momento stazionavano su area di proprietà privata di terzi. Nessun idoneo collegamento dell’area alla strada pubblica è stato possibile reperire sul posto”.

Come dichiarare, per usare le parole di Ippoliti, “che c’è il mare a piazza Sant’Oronzo”. Nel caso in questione, non è il mare a mancare, ma la strada di collegamento dell’area oggetto dei lavori con la provinciale sp40. Eppure qualcuno ha scavato. “Questa storia della repubblica autonoma di Porto Cesareo deve finire”, ha detto Ippoliti nel suo consueto stile pungente, raggiunto al telefono da salentowebnews.it. Le regole devono valere per chiunque, in altre parole, società di telecomunicazioni comprese. E ora, conclude il giornalista, “voglio proprio vedere come va a finire”.

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